Dal punto di vista dell’uscita di casa da parte dei giovani, recenti dati di Eurostat confermano che l’Italia si posiziona ai posti peggiori, ben distante dalle medie europee. La media italiana si attesta ai 30,1 anni, al terzultimo posto rispetto a una media europea che invece è di 25,9 anni.
In più, il 66% dei giovani italiani tra i 18 e i 34 anni vive con almeno un genitore, mentre la media europea è del 47,6%.
I fattori causali sono svariati e investono l’interezza del tessuto socio economico nazionale; il livello locale qui preso in esame non può però non riscontrare un problema fondamentale con l’offerta stessa di soluzioni abitative, scarsamente presidiata e lasciata al “mercato” per quel che riguarda il delicato snodo delle abitazioni per giovani che studiano o lavorano e che hanno difficoltà nell’essere economicamente supportati dalle famiglie. Per avere indicatori efficaci, basti pensare che circa il 12,4% dei giovani che lavora da dati del 2019 risulta sull’orlo dell’indigenza, con stipendi medi che oscillano tra i 900 e i 1100 euro mensili; questo a fronte di affitti che in una media italiana si attestano a 570 euro mensili, ma che considerati con medie cittadine salgono ad una media di circa il 20% superiore, con picchi del doppio su Milano.
Questa situazione di evidente scollamento non ha un contraltare specifico dal punto di vista legislativo, né a livello locale né a livello nazionale.
L’ultima misura che ha riguardato la questione delle abitazioni giovanili si ritrova nel decreto legge 73/2021 “Sostegni bis”.
Qui è stato inserito un solo intervento (art.64) che cerca di favorire l’acquisto della prima casa da parte di giovani e altri soggetti, facilitando le banche nella concessione di mutui e prevedendo sgravi fiscali per chi compra.
A questo si possono affiancare, per quanto siano ancora in fase attuativa, le norme contenute all’interno del Family Act, che vanno a concedere (probabilmente in forma contributiva) un bonus per l’affitto alle sole coppie di under 35 che affittano la loro abitazione principale e a implementare detrazioni fiscali.
Considerato il contesto giuridico esistente risulta un evidente un vuoto di supporto per gli studenti e i lavoratori delle fasce medio-basse e che hanno famiglie in grado di offrire supporto economico nullo o limitato.
Di converso, la problematica degli affitti per i giovani sta diventando una questione di rilevanza sociale, bloccando a tutti gli effetti la mobilità delle ragazze e dei ragazzi in condizioni disagiate e inasprendo le dinamiche di iniquità socioeconomica territoriale.
La nostra proposta si rivolge alle Amministrazioni Comunali, sede immediatamente territoriale che dovrebbe compensare e affinare le politiche generaliste centrali.
Nella fattispecie, si richiede di:
I bonus e le agevolazioni qui intese scaleranno proporzionalmente a beneficiare maggiormente gli U35 dalle condizioni economiche più disagiate, basando dunque la misura delle agevolazioni sull’ISEE di pertinenza.