Il contesto

Lo snodo che esiste tra mondo dell’istruzione, della formazione e del lavoro è un punto assolutamente fondamentale per l’assorbimento di statistiche molto preoccupanti per quanto riguarda la condizione giovanile a livello locale.

In primo luogo, l’abbandono scolastico. La media italiana di abbandono precoce della scuola si attesta al 13,5%, contro una media poco superiore al 10% in area europea. Calando il dato a livello locale, si può notare come l’andamento assuma delle tipicità significative. Si va dall’11% di Roma e Torino, al 12% di Milano, a punte di 18,1% e  circa 20% rispettivamente per Napoli e Cosenza.

Questo si collega a una disoccupazione giovanile totalmente fuori controllo, che arriva a segnare più del 50% a Napoli e Cosenza, passando per il 29% di Roma e per il 24% e 22% di Torino e Milano; dati quindi che spaziano da disperanti a certamente non rassicuranti se confrontati con la media europea di poco superiore al 15%.

L’orientamento degli studenti è uno degli aspetti più trascurati nell’attuale architettura del sistema scolastico italiano. Confindustria ha stimato che il 40% della disoccupazione giovanile deriva da scelte poco informate da parte degli studenti. Una maggiore informazione permetterebbe agli studenti di scegliere una scuola e un indirizzo più coerenti con le loro personali aspirazioni e con le opportunità lavorative attese alla fine del percorso. È dunque necessario potenziare le attività di orientamento a tutti i livelli di istruzione, ed in particolare ai livelli di istruzione secondaria e terziaria. Orientamento, che non deve puntare solamente alla formazione o solamente al mondo del lavoro, ma deve indirizzare ogni studente verso il percorso più adatto. Da un lato occorre predisporre dei servizi di accompagnamento verso la professione, con un orientamento vero e proprio, dall’altro è necessario avere un archivio informazioni digitale, una sorta di vero e proprio “manuale di istruzioni” su come accedere ad una professione e su ciò che quella professione offre al momento.

Il territorio comunale gioca un ruolo fondamentale in questa partita, in quanto costituisce l’essenza del territorio e del suo tessuto socioeconomico.

La proposta

Occorre rinforzare e dotare di strumenti il sistema di orientamento e placement scolastico, differenziando le misure a seconda del livello di formazione. Un particolare accento va inserito per quanto riguarda la formazione secondaria. In particolare, dunque:

Per le scuole superiori: Orientamento e formazione, tramite il potenziamento dei percorsi esistenti e la creazione ove essi manchino. L’obiettivo è la costituzione di uffici scolastici ad hoc nelle scuole superiori. Proponiamo di individuare figure professionalmente formate che prendano in carico la sfera di attività attualmente inerente al PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento). Il costo unitario non si attesta al di sopra dei 60.000 € per unità locale in ogni singola scuola.

Informazione e archivio, tramite la creazione di un portale digitale sul PCTO per gli studenti delle scuole secondarie. Gli studenti potranno accedere a materiale informativo sui percorsi di lavoro e formazione (statistiche, video, webinar, mentorship) e con cui lo studente possa interfacciarsi per ottenere informazioni. La realizzazione archivistica e la gestione impongono costi di circa 100.000 € per la realizzazione di un prototipo e circa 30.000€ per la sua declinazione a livello locale.

Comunicazione e promozione, tramite la creazione e la gestione di campagne di comunicazione social media oriented che, pur gestite a livello comunale, rappresentino un hub di comunicazione diretta utile all’orientamento, con la consulenza di studenti volontari e impegnati in Garanzia Giovani. I costi di implementazione oscillano tra i 75.000 € e i 100.000€ euro l’anno per singolo comune.

Per le università: Istituzione di placement office universitari, a livello dipartimentale e con un numero di personale proporzionato al numero di studenti. Un sistema strutturato di istruzione terziaria in dialogo continuo con il mercato del lavoro e responsabile del proprio “output” non solo è un modello efficiente, ma è anche “costituzionalmente orientato ed obbligato”, oltreché allineato ai numerosi solleciti europei.

A livello nazionale sarebbe sufficiente destinare 210 milioni di euro (annui) per l’istituzione di uffici di collocamento universitari. Gli uffici andranno strutturati a livello dipartimentale e con un numero di personale proporzionato al numero di studenti.

La quantificazione è stata fatta considerando il numero degli studenti universitari italiani al 2020 (Dati ISTAT: 1 654 616), dividendoli per n. 300 (numero di studenti attribuiti al singolo operatore personale ATA), moltiplicando per il salario medio annuale (€ 36.000,00 lordi) e aggiungendo una stima grezza di 12 milioni di euro per spese tecniche e informatiche annesse. Vengono calcolati anche gli atenei non statali. La redistribuzione di questo quantitativo a livello comunale lo rende un investimento a basso costo ma alto potenziale di impatto sociale.