La necessità di spazi pubblici di aggregazione per i giovani è un tema di fondo che emerge a più riprese nelle analisi e nelle occasioni di confronto qualitativo con i giovani del territorio. Il tema è particolarmente sentito e di interesse infrastrutturale per il territorio, in quanto si collega con naturalezza alla questione della riqualificazione urbana: a una domanda esplicita di spazi c’è una possibile offerta da qualificare e fare incontrare.
Seppure a livello locale alcune iniziative siano effettivamente attive (si pensi alla rete dei Centri Giovani di Napoli o all’iniziativa CAG di Milano), si nota come in effetti il servizio fornito incontri la richiesta solo fino ad un certo punto. Normalmente, difatti, le iniziative proposte e la struttura stessa degli spazi si dispone come “centro di recupero” e/o di prosecuzione delle attività formative, oltretutto con una particolare attenzione per la fascia di età under 18.
Le fasce giovanili, interrogate in diverse città, segnalano la mancanza di una rete di spazi cittadini che siano capillari e pubblici che possano fungere da hub per l’incontro, lo studio e il lavoro delle fasce giovanili. Quindi, uno spazio centralizzato ma capillare gestito dai comuni e a disposizione della cittadinanza giovane non solo conservando le sue funzionalità di recupero e formazione, ma che possa agire come porto franco di incontro e scambio per le realtà giovanili del territorio.
A livello di spazi realizzativi, questa necessità incontra in senso di risoluzione la questione della riqualificazione urbana.
Le iniziative di riqualificazione urbana sono estremamente frastagliate a livello nazionale. La rigenerazione urbana comincia ad avere una certa eco nella legislazione regionale, mentre quella nazionale spesso sembra confondere le carte in tavola. Lo stesso tema a volte viene compreso come risposta al contenimento del consumo di suolo, legandola solamente alla riqualificazione del patrimonio costruito. La rigenerazione urbana è invece una sfida prima di tutto sociale, che di norma richiede azione sociale generativa di lunga durata, che deve essere pensati per sostenere innanzitutto le fasce più deboli della popolazione, tra cui per l’appunto i giovani.
Implementare e potenziare un modello di rete innanzitutto locale di spazi di incontro, studio e lavoro per giovani. La rete si dovrà appoggiare su spazi pubblici di titolarità comunale, gestiti centralmente, che siano capillari nel territorio cittadino. La gestione pubblica dovrà essere improntata alle best practice del coworking, e la realizzazione della rete dovrà essere scansionata in fasi di progetto, come segue.
Le opzioni di creazione includerebbero:
Viene effettuata da un team dedicato una mappatura degli spazi abbandonati / utilizzabili sul territorio comunale per identificare quantità, qualità e capillarità degli spazi disponibili
Assieme a consulenti esperti in temi di coworking, coliving, costudying e psicologia di comunità, viene identificato, elaborato e realizzato il primo prototipo di spazio di aggregazione, a gestione del comune di riferimento. Si stima che per un edificio di grandezza stimabile attorno ai 3.000 metri quadri l’investimento di capitale e risorse umane possa ammontare a circa 400.000 € per l’avvio del primo anno di progetto.
Viene aperto un bando alla popolazione sul modello di “Si può fare” per includere imprenditori sociali under 35 nella realizzazione della rete progettata nella fase di individuazione. La responsabilità di linee guida è sempre pertinenza del comune, mentre la gestione dello spazio viene concessa in forma di management contract.